“DOVUNQUE … COCA”, con COCA COLA
Il Vino Mariani, di cui si racconta in altro capitolo, divenne l’ignaro precursore della bevanda più venduta ed amata del pianeta; infatti nel 1880 un colonnello dell’esercito del sud degli USA, chimico farmaceutico di Atlanta – oltreché morfinomane incallito da quando era stato ferito nella Guerra di Secessione – di nome John Styth Pemberton, registrò ufficialmente un Vino di Coca, tonico e stimolante ideale, costituendo poi la Pemberton Chemical Company.
Pemberton dovette modificare la miscela di Angelo Mariani, per poterla registrare in tempi di proibizionismo per gli alcolici, eliminando la componente alcolica ed iscrivendo il nuovo prodotto come non alcolico; per renderlo più stimolante e migliorarne il sapore che si dice fosse orribile aggiunse caffeina ed una varietà di essenze aromatiche, oltre all’estratto della noce di Cola, frutto africano che contiene percentualmente più caffeina del caffè, con un ulteriore apporto stimolante di quell’alcaloide.
E così, con le foglie di Coca andina, la noce di Cola, caffeina, essenze ed oli vari, la Farmacia Jacobs di Atlanta vendette il primo bicchiere di Coca Cola in maggio 1886, pubblicizzandolo come rimedio dopo una notte di bagordi.
Nel 1873 Asa G. Candler arrivò ad Atlanta con pochi spiccioli in tasca, ma ebbe tanta fortuna che nel 1889 comprò il brevetto del tonico di Pemberton ed insieme al fratello, essendo entrambi eccellenti pubblicisti, di quelli convinti che tutto si possa vendere con buona pubblicità, cominciarono a regalare calendari con l’immagine di accattivanti fanciulle insieme alla nuova Coca Cola.
I fratelli Candler fondarono la Coca Cola Company e quindici anni più tardi disponevano di un capitale milionario, a quel che si dice; nel 1894 un cartellonista di nome James Counden disegnò il logotipo della bevanda dalla cui composizione pare che nel 1903 venisse elimininato l’alcaloide cocaina, ma non le foglie di Coca che vi sono presenti … fino ai giorni nostri.
Nel 1915 apparve la nota bottiglia di vetro il cui disegno fu affidato ad un dipendente della J.C. Root Glass Company, di nome Alexander Samuelson, che pare abbia tratto ispirazione da un seme di Coca che trovò nell’Enciclopedia Britannica.
Nella famosa formula 7 X la Coca Cola Company impiega foglie di Coca, importate negli USA da Bolivia e Perù (da 300 a 1000 tonnellate circa è la stima annuale) dalla Stephan Chemical Company, dove le foglie verrebbero sottoposte a decocainizzazione: il residuo sarebbe venduto alla Coca Cola Company per l’elaborazione della bevanda, mentre la cocaina pare sia esportata in Europa per uso medicinale.
Per molto tempo la formula 7 X è stata uno dei segreti industriali meglio custoditi del mondo; ora però il segreto non è più tale, essendo di pubblico dominio l’informazione che detta formula contiene – o, per correttezza, conterrebbe – citrato di caffeina, estratto di vaniglia, aromatizzanti, quali arancia, limone, noce moscata, cannella, culantro e nerolí, acido citrico, succo di lime, zucchero, acqua e … E F C … null’altro che Estratto Fluido di Coca della migliore qualità …
La Coca Cola Company ha ottenuto un articolo speciale in suo favore nella Convenzione Unica sugli Stupefacenti delle Nazioni Unite (New York, 1961) e nel successivo Protocollo di modifica (1972): si tratta dell’Articolo 27 che recita letteralmente: Le parti potranno autorizzare l’uso di foglie di Coca per la preparazione di un agente saporifero che non contenga alcaloidi e, nella misura necessaria per tale uso, autorizzare la produzione, importazione, esportazione, commercio e possesso di detta foglia
Molti credono che la Coca Cola non si elabori più con le foglie di Coca, il che non corrisponde a verità, anche perchè l’Ente di Controllo della Qualità degli Alimenti e dei Farmaci (FDA) degli Stati Uniti d’America non autorizza l’attribuzione ad un prodotto del nome di un componente che non vi sia realmente contenuto.
Eventi del recente passato sostengono l’ipotesi che la formula della Coca Cola contenga foglie di Coca: alla fine del 1984 Roberto Goyzueta, chimico cubano, presidente della Coca Cola Company, propose a Robert Woodruff, il 95enne patriarca della Company, di cambiare la formula 7 X della bibita, togliendo l’Estratto Fluido di Coca, per affrontare la concorrenza della Pepsi Cola che spargeva dubbi sul presunto contenuto di cocaina della Coca Cola.
Pare che il patriarca abbia ceduto alle convincenti giustificazioni che al cambiar dei tempi fossero cambiati i gusti, anche se probabilmente fu solo apparente la sua accettazione, perché smise di mangiare e dopo poche settimane morì, il 7 marzo 1985: l’uomo che aveva guidato la Coca Cola Company dal 1923 evidentemente presentì il grande disastro che sarebbe accaduto.
Un mese circa dopo la morte di Robert Woodruff, in conferenza stampa venne annunciato il cambiamento della formula e del sapore della bevanda con il lancio della New Coke; nei giorni successivi la Company ricevette migliaia di telefonate da cittadini che protestavano contro la New Coke, senza remore rovesciata nelle fogne.
Si dice che anche Fidel Castro abbia lanciato da Radio Habana un’arringa contro il suo compatriota Roberto Goyzueta, dichiarando che la scomparsa di un prodotto tanto genuino era sintomo della decadenza nordamericana.
A seguito della massiccia protesta degli amanti della Coca Cola originale, in giugno 1985 i pentiti dirigenti della Company fecero marcia indietro e riapparve sui mercati la Coca Cola classic con la vecchia formula ideata da John Styth Pemberton nel 1886, nella stessa bottiglia di vetro disegnata da Samuelson nel 1915.
Nel giro di qualche mese la New Coke fu sconfitta dalla concorrenza del vecchio sapore, elaborato con la formula che contiene Estratto Fluido di Coca.
Definitivamente la Coca Cola era stata salvata dai consumatori nordamericani, seppur al caro prezzo di circa 4 milioni di dollari in tre mesi per le perdite del fallito tentativo.
Un anno dopo, tuttavia – era il 1986 – l’empasse era già stato superato ed il Centenario della bevanda fu celebrato ad Atlanta, con una festa in grande stile, come ai vecchi tempi, senza badare a spese.
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